Stiamo parlando di un episodio straordinario, mai visto nè sentito, se non in qualche filmone sportivo americano dai buoni sentimenti, fatto apposta per strappare lacrime e consensi al botteghino.
Questo applauso, questo gesto straordinario e inusuale dovrebbe essere fortemente pubblicizzato dalla FIN in modo da creare prima di tutto una mentalità fondata sulla lealtà e sul riconoscimento del valore dell'avversario, per poi diventare un vero e proprio biglietto da visita da mostrare all'esterno attraverso tutti i canali informativi possibili. Insomma, un tormentone mediatico che aiuterebbe la pallanuoto a distinguersi per i valori che contiene.
C'è anche un altro gesto, di cui nessuno parla ma altrettanto degno di nota, quello di Stefano Carbone che con la sua lettera ha reso merito alle ragazze di Ancona. Senza questa lettera l'episodio sarebbe rimasto anonimo per poi morire in pochi giorni.
Se fossimo il rugby, il volley o il tennis, questo episodio avrebbe fatto il giro del mondo e avrebbe ispirato scrittori e registi. Ma siamo la pallanuoto, e questo episodio lo conosciamo in tre.
Se fossimo un normale sport dotato di macchina organizzativa funzionante non ci faremmo mai scappare episodi come questo per rendere accattivante la nostra disciplina e attirare così praticanti, tifosi, media, denaro, denaro, denaro.
Ma siamo la pallanuoto, uno sport che non si cura di diffondere notizie, nemmeno quelle che potrebbero aiutarci ad uscire dall'anonimato e appropriarci di un Brand, di una caratterizzazione positiva.
Ogni sport cerca di creare e diffondere il proprio Brand:
Il Rugby comunica attraverso il terzo tempo un significato di fratellanza al termine della battaglia, di rispetto per il "nemico".
Il Volley ha nel gioco privo di contatto una caratterizzazione molto forte.
Il ...
Noi non prestiamo minimamente attenzione alla comunicazione, al punto tale che non ci conosce nessuno.
Dovremmo cambiare rotta, cominciando a pensare che se siamo sconosciuti è prima di tutto colpa nostra: a questo punto sarebbe più facile rimboccarci le maniche e costruire qualcosa.
Altrimenti possiamo sempre chiamare un Time Out e farci un anonimo applauso.
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Caro Edo ti ringrazio di cuore per le tue parole.In effetti il gesto della Vela mi ha posto nella strana condizione di essere imbarazzato a scrivere qualcosa sulla grande impresa della mia squadra...e credimi che di grande impresa sì è trattato,e se conoscessi bene la storia di questi ultimi due anni della mia società capiresti che ce ne è abbastanza per scriverci un libro o la trama di uno di quei filmoni strappalacrime di cui parlavi!Ma se avessi parlato prima delle mie ragazze avrei dovuto omettere o in qualche modo ridimensionare un episodio che meritava le luci della ribalta prima ancora della nostra promozione. La prima cosa che mi ha sorpreso negativamente è stato il silenzio dei grandi media nazionali,mi aspettavo che una testata come la gazzetta dello sport non sì lasciasse scappare una simile occasione,e poi devo anche dire che mi è spiaciuto che nessuno sì sia chiesto come deve aver giocato la mia squadra per vedersi tributare un simile onore...in ogni caso una occasione semi-persa di comunicare al mondo che razza di valori sono radicati nel nostro sport...ma forse siamo ancora in tempo:certe notizie non invecchiano mai....
RispondiEliminaCiao Stefano, grazie per il bellissimo commento.
RispondiEliminaIl significato del mio post è proprio questo: amarezza per la totale indifferenza verso un gesto unico e dalla portate potenzialmente straordinaria. anzi, ribadisco che i gesti sono 2, occorre ricordre anche il tuo. Spesso minimizziamo il valore dei gesti altrui, tu l'hai esaltato. Complimenti.