Breaking News
Loading...
lunedì 24 giugno 2013

Info Post
"Edoardo, ma se non urli io poi non so cosa fare, in acqua!".

La frase mi franò addosso e mi permise in un attimo di capire tutti gli errori che avevo fatto.

Allenavo da 3 anni, e all'anagrafe ne contavo 23.

Tre anni passati ad urlare e a telecomandare mini atleti con calottine che ne coprivano gli occhi, copricostume sgonfio e braccino perennemente piegato sotto il peso di un pallone enorme; a massacrare verbalmente ogni arbitro che passasse a tiro, a bucare ogni panchina di plastica con un cazzotto.

Poi qualcosa cambiò.

Decisi di ascoltare le sagge parole di chi mi circondava e provai a cambiare. Il risultato immediato fu che i miei ragazzi si trovarono spaesati, privi della guida. Improvvisamente non sapevano più giocare, perchè mancava dall'esterno ciò che non gli avevo permesso di sviluppare al loro interno: la capacità di scegliere, di capire cosa è giusto e cosa è sbagliato.

Quella frase pronunciata da un mio mini atleta mi convinse: decisi di affrontare una strada totalmente diversa.

Decisi di (provare ad) insegnare agli atleti la voglia di vincere e non la paura di perdere.

Diciamo che evitai di cedere "al lato oscuro della forza" per affrontare l'impervio percorso Jedi (!!!).

Ogni minuto della mia vita di allenatore ne venne elettrizzato, perchè imparai ad imparare, ad assorbire davvero. E compresi quanto sia importante sviluppare sensibilità.

La sensibilità di comprendere quando è il momento di fare un certo tipo di allenamento, e sempre più nello specifico e nel psicologico, quando, cosa e come correggere.

Detto in una frase (che poi vi stancate a leggermi!): mai dare ad un atleta una soluzione preconfezionata, ma aiutarlo a trovarla da solo.

O come dice BigZ:"trova la strada, perchè è ciò che fanno i campioni".


Già, tutto bello. E se anche ti avessi convinto a fare questo percorso Jedi, forse mi vorrai chiedere: "da dove comincio?".

Ti posso dire che molte fonti di ispirazione sono ovunque, anche al cinema, se ben fatto.

Segui attentamente i dialoghi di questo spezzone, in cui Robert Redford insegna ad una giovanissima Scarlett Johansson (che nel film ha un piede amputato), come si guida.



Hai notato come il "vecchio" Redford finge di lasciare la "giovane" Scarlett alle prese con sè stessa in una nuova, per lei inedita esperienza?

Il "vecchio" finge di schiacciare un pisolino, ma l'occhio è attento.
La "giovane", tesissima, esplora senza notare che il "vecchio" controlla, pronto a correggere.

Ecco, credo sia questo il processo che più si addice all'apprendimento dei nostri giovani talenti.

E se mi chiedi:"cosa ne sai, cosa hai vinto tu per salire in cattedra e affermare queste cose?", ti rispondo che ho vinto molti titoli regionali giovanili: mica come Pino Porzio e Paolo De Crescenzo, che hanno saputo vincere solo pochi scudetti e coppe dei campioni.

Poveracci.



0 commenti:

Posta un commento

Grazie per il commento, tiene vivo il post sui motori di ricerca e siamo più raggiungibili da chi non ci conosce!

 

Prima di lasciare il blog, ricordati di aggiungere il tuo LIKE alla mia pagina Facebook!

x