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giovedì 23 maggio 2013

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« La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine.

Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. »
(Giovanni Falcone, in un'intervista a Raitre)

Questo post non parla di pallanuoto, ma vorrebbe che la pallanuoto parlasse di cose importanti.

Lo sport è spesso la sintesi della vita, con le sue vittorie e le sue sconfitte, i suoi picchi di felicità e i momenti tragici.

Lo sport come la vita propone i propri eroi.

Vi presento uno dei miei eroi.



Chissà, forse è la mia generazione. Io penso che sia stata la mia città, Bologna, che, lontana dai centri di potere, ti insegna a seguire con maggiore interesse gli aspetti importanti della politica, dell'economia, della cronaca.

Me ne accorgo oggi che vivo a Roma, leziosa, quasi addormentata sull'abitudine di incontrare quotidianamente persone che contano.

Com'è come non è, fatto sta che ho sempre ammirato Giovanni Falcone e la strage di Capaci del 23 maggio 1992 mi fece appassionare ancora di più a questo eroe dei nostri tempi: una passione sfociata nella lettura.

In libri come quello di Marcelle Padovani, Cose di cosa nostra, edito un anno prima della morte di Falcone, ho trovato parentesi interessantissime e ho appreso l' interesse e l'amore per i dettagli: Tommaso Buscetta comprese immediatamente, negli interrogatori di Falcone, che non aveva davanti una figura del catasto, ma un profondo conoscitore della mafia di quel tempo. Apostrofando il Magistrato con il termine "Signor", si sentì ripetere "Dottor Falcone, signore sarà lei". La mafia usava il termine "signore" per definire una persona di poca importanza, e Falcone conosceva nei dettali il gergo di chi combatteva.

Suggerisco anche Storia di Giovanni Falcone, di Francesco La Licata. Un libro da leggere senza sosta, che racconta le difficoltà, per Falcone e famiglia, di vivere a Palermo con un nome scomodo: la difficoltà di andare a pranzo la domenica senza che la gente si allontani per paura di un attentato, la quotidianità famigliare che quotidianità non è, che serenità non è, perché ogni sveglia è un allarme.

Insomma, oggi non ti parlo di pallanuoto, ti parlo dei miei eroi, quindi di me: mi perdonerai di essere andato fuori tema, del resto sono felice di averlo fatto.

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