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venerdì 16 novembre 2012

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Sul sito waterpolodevelopmentworld trovate un interessante dibattito sulla qualità degli arbitri: Mario Corcione ha intervistato Petronilli e a ruota sono arrivati interessanti e condivisibili interventi di Sellaroli e Sinatra, Mirarchi e Baio.

Mi insinuo nell'eterno dibattito sulla qualità dei nostri arbitri: all'occorrenza sono i migliori al mondo, ma tra di noi si dice sempre che si allenano poco.

Ma può mai essere tutto qui?  Io credo di no. Ecco perchè:


Il contesto - Quest'anno ci troveremo di fronte 2 campionati combattutissimi (il Posillipo, attualmente settimo, è in grado di battere Savona e Brescia, appaiate al primo posto) e la dispersione di punti raggiungerà un livello mai visto nella storia della pallanuoto italiana. Avremo più risultati contestati a causa di errori arbitrali, presunti o veri che siano, e la percezione sarà di un peggioramento del livello dei nostri fischietti. Credo fortemente che in questo contesto gli arbitri siano vittime, non carnefici.

L'aggravante - Credo che alla storica difficoltà di intuire, e non vedere, i falli  (l'acqua ricopre 4/5 del corpo di un pallanuotista che lotta) si sia aggiunto un fattore che ha acuito in maniera esponenziale il grado di difficoltà dell'arbitraggio: negli ultimi 20 anni tutti gli sport hanno vissuto una evoluzione fisica notevole. La pallanuoto non fa eccezzione, e i contatti sono oggi molto più duri e frequenti di qualche anno fa. Sapete bene che in ogni azione più contatti contemporanei possono tranquillamente indurre l'arbitro a fischiare a favore o contro la squadra che in quel momento attacca.

La sensazione - Bè, la sensazione è di totale aleatorietà. E quando c'è aleatorietà c'è spazio per pensare male. Non solo, ma questa entropia rende la pallanuoto uno sport difficile da comprendere, poco televisivo e francamente bruttino.

L'ostacolo - Ogni 4 anni una commissione si riunisce per decidere con quale metro arbitrale si dovrà arrivare alle Olimpiadi. Sappiamo tutti che quella commissione è molto sensibile alle richieste delle nazioni più forti, che spingono affinchè il metro di arbitraggio sia sempre più premiante per il gioco delle loro nazionali, in modo da aumentare le probabilità di vittoria finale. Può una commissione di addetti ai lavori in conflitto di interessi regalarci uno sport più semplice da leggere, più accattivante, più ... telegenico?

La proposta - Come ho già avuto modo di dire in un recente post ... cambiamo chi cambia le regole!
Solo attraverso una commissione che abbia per obiettivo lo spettacolo, la semplificazione del gioco, delle connesse regole e quindi degli interventi arbitrali, potrà garantirci il successo che, credo, meritiamo.


Insomma, gli arbitri sono le prime vittime, e non i carnefici, del problema sollevato da Mario su waterpolodevelopment.

4 commenti:

  1. Bingo. Assolutamente centrati sia "l'ostacolo" che "l'aggravante"!

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  2. Senza dubbio fare l'arbitro di pallanuoto ad altissimi livelli è diventato più difficile, ma non dobbiamo perdere di vista l'interpretazione oggettiva di alcune situazioni di gioco. In alcune partite, anche ad alti livelli, sembra che i fischietti siano decisamente condizionati. Non è accettabile che degli scontri promozione, degli spareggi play-off o play-out siano pesantemente indirizzati verso una squadra piuttosto che un'altra. Lì l'arbitro è senza dubbio "carnefice". E più si scende di categoria più è facile imbattersi in partite di questo genere, che penalizzano le squadre che hanno meno peso a livello regionale, sia nelle serie c e d, sia a livello giovanile. Ed in questo non c'entrano mica le decisioni della commissione internazionale...

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  3. Ciao Claudio, grazie per il tuo interessante intervento.
    Poni un interessante tema, quello dell'interpretazione oggettiva: anche su questo vorrei dire la mia più avanti, e mi piacerebbe condividere anche con te le mie riflessioni.
    per quanto riguarda invece il basso livello non mi trovi d'accordo: credo che inesperienza, difficoltà (un solo arbitro a dirigere un nucleo di giocatori molto eterogeneo, formato da vecchi marpioni, giovani acerbi, nuotatori che si avvicinano alla pallanuoto, etc)e contesto (piscine in cui si tocca o dal contorno rovente) abbia la meglio sulla chirurgica intenzione di penalizzare o favorire.
    Ma anche in questo caso è una mia opinione, e su queste pagine più opinioni differenti si oncontrano e meglio è. per tutti.

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  4. “ Arbitri vittime o carnefici” è un tema molto interessante che richiede un accurato approfondimento. Non c’è più tempo per nascondersi, bisogna dire tutte le verità sul nostro mondo arbitrale. E’ necessario fare delle proposte su quello che si può fare e quello che si deve fare.

    La pallanuoto non riesce a decollare, le regole di gioco cambiano ripetutamente e gli arbitri trovano difficoltà nell’ applicazione e nell’interpretazione.

    Gli arbitri non sono infallibili e possono sbagliare ma è incomprensibile che in una stessa partita si diano interpretazioni diverse sullo stesso tipo fallo. Bisogna lavorare per ottenere un uniformità di giudizio o per lo meno arrivare ad un minimo margine di errore.

    La FIN attraverso i suoi dirigenti deve mettere in campo tutte le risorse necessarie per la formazione degli arbitri.

    Per quanto riguarda i cambiamenti delle regole di gioco la Fin dovrebbe indire delle riunioni tra arbitri e allenatori. Con l’ausilio di filmati discutere e stabilire le giuste interpretazioni da dare sui singoli episodi di gioco.

    Mi pare che attualmente tutto questo non avviene e che sono gli allenatori che con determinazione richiedono la promozione di questi incontri.

    Nello stesso tempo è necessario che tra arbitri e allenatori si instauri un rapporto più collaborativo e meno conflittuale. Fermo restando i propri ruoli, non si può essere sempre avversari gli uni contro gli altri.

    Dopo la chiusura della Scuola Nazionale Arbitri di Pallanuoto di Lavagna non esiste più un organismo della FIN e del GUG che provveda agli aggiornamenti delle regole di gioco e alla formazione arbitrale. La chiusura della Scuola ha fatto si che gli arbitri siano stati lasciati a se stessi, poco seguiti e solo qualche eccezione, per divina provvidenza, è riuscito ad emergere.

    Da un paio di anni la FIN ha limitato al massimo l’utilizzo dei commissari che bene o male valutano gli arbitri nelle loro prestazioni e ne correggevano gli errori commessi. Sarebbe molto grave eliminare i commissari e diventerebbe il primo sport a privarsene.

    E’ vero che i nostri arbitri sono i migliori al mondo e dirigono le manifestazioni più importanti. Anche in campo nazionali gli stessi arbitri dirigono le partite più importanti e i play off. Bisogna aver coraggio, azzardare e rischiare sui giovani.

    Tutti sanno e nessuno prende dovuti provvedimenti. Gli arbitri si allenano poco. Quindi è necessario che la FIN e il GUG obblighino e costringono gli arbitri ad allenarsi. Per raggiungere questo obiettivo è necessario coinvolgere le Società che dovranno segnalare quegli arbitri della propria città se si allenano oppure no.

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