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venerdì 11 maggio 2012

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Pallanuoto, sport di nicchia. Come il basket, la Pallamano, il Rugby, il Volley.
Ognuno ha la propria nicchia, più o meno vasta.

Vi siete mai chiesti da cosa dipenda la grandezza di una nicchia? Dalla tradizione? Dai risultati? Dall'impatto dei media tradizionali (TV)?

Io comincio a convincermi che dipenda anche dal ... contenitore, ovvero dall'impianto stesso in cui si gioca!
E' probabilmente meno difficile di quanto si creda portare 70.000 persone a San Siro a vedere gli All Blacks contro la nazionale italiana di rugby. Solo che l'evento mediatico costruito apposta genera un fraintendimento pericolosissimo.

Ipotizziamo che che, forti di questo evento mediatico diverse società riescano a chiudere contratti di sponsorizzazione pesanti con aziende anch'esse abbagliate dalla tv.

I budget si allargano, perchè a questo punto diversi giocatori sono contesi a colpi di cifre più alte.
per un anno la cosa va avanti fino a che non arriva la ferale notizia che la media spettatori nel massimo campionato di rugby si aggira atorno a ... 663 paganti per gara.

Si, avete letto bene, 663, seicento. (leggi QUI, dove troverete valori addirittura più bassi e QUI, dove troverete una media più alta, che si ridimensiona fino a 663 togliendo Padova e Rovigo, piazze di forte impatto ovale).




Che cosa è successo? Innanzitutto che l'evento mediatico ha richiamato si 70.000 persone, ma solo il 5% è per così dire ... rugby-tossico dipendente. Il restante 95% è un consumatore occasionale, ed evidentemente non è bastato l'evento in sè a fidelizzarlo.
Di conseguenza l'anno successivo gli sponsor sciolgono i contratti con società che si ritrovano costi più alti e un rilevante introito mancante.

E' vero, il 6 Nazioni genera un aumento di praticanti, di cui però si verrà a conoscenza, in qualità di protagonisti o semplici apassionati e quindi tifosi allo stadio, solo tra 10 anni, non l'indomani di Italia-All Blacks.

Questo è a mio avviso il grande punto debole della strategia comunicativa della FIR: l'aver ha cercato di far leva sull'immagine più che sul territorio, ottenendo un risultato splendido ed effimero, senza puntare su un più lento ed equilibrato sviluppo geografico.

La riprova? gli "AIRONI", abbandonata la massima serie italiana per partecipare alla Celtic League (la Lega Adriatica del Rugby, più o meno), si sono visti revocare la licenza. Stessa sorte sta rischiando la storica società dell'Aquila. per tacer di Roma, già da tempo passata a miglior vita.


Confrontiamo spesso le nostre sorti con quelle del Rugby; spero che dopo aver letto queste poche righe non venga in mente a nessuno di fare un ottuso copia incolla di ciò che appare ma che nella realtà è tutt'altra cosa.



Per saperne di più sul dibattito Rugby-Pallanuoto vai su
http://www.waterpolodevelopmentworld.com/?p=72323

e
http://www.waterpolodevelopmentworld.com/?p=72642




Attendo vostre considerazioni e commenti (meglio se dopo aver effetuato l'iscrizione: sarebbe molto bello creare una comunità attiva e propositiva, no?)


Edoardo Osti
http://www.facebook.com/SpreadingWaterpolo

9 commenti:

  1. Ciao Edo,
    innanzi tutto complimenti per tutto il lavoro che fai per la diffusione della pallanuoto.
    Quindi passo all'articolo:
    penso che tu abbia ragione quando parli di "contenitore", non ha senso confrontarsi con sport da stadio che hanno altre possibilità e altre logiche.
    Noi pallanuotisti abbiamo una difficoltà in più, ovvero il reperimento del contenitore, ci sono intere province senza piscine in cui poter giocare.
    In queste situazioni il "puntare sul territorio" è impossibile, come si può chiedere ad un ragazzino/a alle prime armi di fare 50km per andare ad allenarsi? Quale genitore avrà il tempo di farlo se anche ne avesse la voglia?

    Il problema del contenitore è quindi molto pesante, e probabilmente la pallanuoto dovrebbe andare verso il contenitore medio attuale (ovvero la vasca da bagno per la ginnastica in acqua), magari concedendo alle squadre di fare la serie "promozione" in qualsiasi piscina, anche profonda 1,5metri.
    In questo modo teoricamente si potrebbe allargare il bacino di utenza e quindi innescare il circolo virtuoso + giocatori + interesse + visibilità

    Saluti
    Angelo Mestieri

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  2. Angelo: tu, io e gli amici di Finale Emilia e Cento qualcosa sul territorio lo avevamo fatto nei primi anni del 2000: le piscine erano e sono bagnarole ma le squadre si sono formate. Basta insistere su questa strada senza ritenere un eventuale insuccesso come inevitabile, ritenendolo piuttosto un errore di percorso da evitare.

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  3. Prima di tutto complimenti dell'impegno che metti, non è una cosa comune!
    Passiamo all'articolo. Condivido il punto di vista di Angelo, è una cosa molto difficile riuscire a convincere qualcuno a far fare lo spostamento(lo è sia per il "baby-fenomeno" e sia per il "normale"). Non condivido la parte sulla Serie D; giocare in piscine basse rovina completamente questo sport! E l'ho provato sulla mia pelle! Allenarsi in una piscina regolamentare - con tutte le difficoltà che comporta raggiungerla - e poi andare a rovinarsi la stagione sportiva perchè qualche squadra ha il campo in cui si tocca OVUNQUE! Mi spiace ma quella è una situazione assurda, non vedo possibile vincere su un campo profondo di 16 e poi nella "vasca da bagno" perdere di 2. Scusatemi se forse sono uscito un po' dal discorso principale ma ci tenevo a far sentire il mio punto di vista anche su quello detto da Angelo(senza offesa per lui e il suo operato), però lui ha centrato in pieno il problema che abbiamo con gli altri sport: il CAMPO.
    Se vuoi fare una squadra di calcio prende un campo, ci metti le porte ed hai fatto.
    Se vuoi fare pallavolo vai in una palestra e ci metti una rete.....etc(potrei andare avanti all'infinito).
    Se vuoi fare pallanuoto devi trovare una piscina che sia profonda e anche lunga, oltre a comprare i vari materiali(come negli altri sport). E questo è molto difficile! Non ci sono 20 piscine da 50 metri in tutte le città! E dove ci sono le piscine, la pallanuoto già c'è!
    A questo punto o in queste piscina più piccole facciamo solo degli avviamenti e poi...(Boh!), oppure creiamo un nuovo sport(Pallanuoto a 5? Pallanuoto a 4?) che si può giocare in tutte le piscine(profonde e basse) e chi vuole fare Pallanuoto "normale" emigra, oppure si finanziano la costruzione di piscine adatte(però......dove sono i soldi?).
    Scusate se mi sono dilungato troppo.
    Un saluto e BUONA PALLANUOTO A TUTTI!

    Beppe

    RispondiElimina
  4. Ciao Beppe, grazie dell'intervento.
    Non sucsarti con angelo se non sei d'accordo con lui, la logica dei blog è lo scambio di diverse idee, non la consacrazione dell stessa.

    Il problema della pallanuoto (perdonami, lo leggo in piccola parte anche nelle tue parole) è che sprechiamo la maggior parte delle nostre energie per spiegare perchè una cosa non si può fare.

    E' bello nascondersi dietro la scusa che la pallanuoto non si diffonde per motivi superiori alle nostre forze: ci fa sentire meglio, ma non risolve il problema.

    Proviamo invece ad allargare la base, in ogni piscina, e vedrai che la differenza la farà la qualità del tuo lavoro.

    Se il lavoro è fatto bene, se regali passione a un numero importante di genitori e bambini, allora creerai una pressione forte nel tuo paese, quartiere, rione, e qualcosa si muoverà.

    Se non fai niente di tutto questo nessuno costruirà una piscina da 33x25 in attesa che un domani si possa forse riempire: genera prima la domanda.

    Il mio post però non parlava solo di questo, ma anche d'altro: la strada verso il professionismo (io preferisco parlare di professionalità) non è rapida, altrimenti diventa effimera. E' lunga e occorre perseverare, tutti, senza nascondersi dietro le solite vecchie scuse.

    Per finire, Beppe, ti invito ad iscriverti, proprio perchè ti complimenti non si cpisce perchè devi restare anonimo!
    :)

    RispondiElimina
  5. Se Le facessi i complimenti per il suo impegno stare qui a scrivere per ore e ore!

    Ho sempre pensato che la pallanuoto non la deve fare la federazione - o meglio nel tenere i rapporti con la stampa nazionale, cercare accordi televisivi questo si - perchè dovrebbero farlo le società stesse nella loro zona. Se io abito ad esempio a Roma cercherò di fare pubblicità a Roma della pallanuoto, se sono a Milano farò lo stesso e via discorrendo. Le persone cominciano a scoprire che la PALLANUOTO NELLA LORO TERRA ESISTE e per sbaglio potrebbero capitare in piscina a vedere una partita e appassionarsi e, perchè no, iscriversi a un corso di pallanuoto ed entrare in una squadra giovanile o amatoriale.
    Se le società che ci sono in Italia cominciassero questo lavoro di propaganda - che è nei loro interessi, perché poi a far pallanuoto la gente va da loro! - si riuscirebbe a coprire una buona parte dello stivale. E'una cosa facile da fare: bisogna solo mettere qualche poster delle partite in piscina o vicino alle scuole e scrivere articoli sulle partite su giornali locali, niente di più! - Poi se uno vuole potrebbe fare delle riprese video, però meglio stare "bassi".
    In questo suo articolo Lei ha fatto delle considerazioni sul rugby, Le vorrei chiedere cosa ne pensa se anche nella pallanuoto - come nel baseball - aprissimo anche noi alla formazione di franchigie?

    Un Ringraziamento sincero per quello che Lei fa per la pallanuoto.

    Un appassionato

    RispondiElimina
  6. Ciao, Anonimo Appassionato, le tue considerazioni mi interessano molto.
    Posso chiederti 2 favori?
    1. Puoi metterti in contatto con me all'email edoardo.osti@gmail.com?
    2. Perchè non ti iscrivi? nella colonna a destra trovi il pulsante "Unisciti a Questo Sito". Aumentare il numero di iscritti è importante per dare forza a questo blog!

    Attendo un tuo contatto.
    Ciao e buona domenica.

    RispondiElimina
  7. (1° Parte)

    Riprendendo l'articolo di E.Osti due sono i punti di attenzione su cui concentrarsi in questo momento.
    Entrambi sono fondamentali, ma richiedono strategie diverse.

    1) Aumentare la base di praticanti.
    2) Aumentare la visibilità del nostro sport.

    Non è automatico che lavorando su una si abbiano effetti anche sull'altra (e viceversa), ma non è neanche escluso il contrario.

    Primo punto:

    2 anni fa al convegno allenatori di pallanuoto di Chianciano, uno dei migliori relatori presente, A. La Torre, rivolgendosi al responsabile del SIT R. Del Bianco, gli disse in modo "amichevole" che se il nuoto smettesse di fare "la guerra" alla pallanuoto, avremmo una qualità maggiore ed un numero di pallanuotisti maggiore, senza che il nuoto ne risentisse.

    Proprio seguendo questa idea (che condivido pienamente) si potrebbe ampliare in maniera sostanziale il nostro movimento.
    Lasciare esclusivamente alle società il ruolo di propaganda, reclutamento e diffusione della pallanuoto è più semplice ma meno efficace; nascondersi dietro l'esigenza che hanno le società di aver atleti per competere, non contribuisce ad ampliare la base.

    La Fin dispone di una risorsa preziosa che molto probabilmente sottovaluta o a cui non ha mai pensato: un database con milioni di nominativi di atleti divisi per annate.

    Un paio di premesse:

    - Il numero di tesserati FIN si aggira attorno ai 4.000.000 (credo spero di non ricordare male)
    - Fisiologicamente c'è un alto numero di "abbandono" della pratica agonistica del nuoto (che conta il maggior numero di tesserati) nella fascia di età intorno ai 12-14 anni. Vediamo tutti i giorni, come le corsie dei colleghi di nuoto, siano maggiormente riempite nelle categorie "più piccole" (ESO C, ESO B, ESO A) rispetto le categorie "più grandi" (Ragazzi, allievi).

    Si intuisce quale risorsa a disposizione delle società viene annualmente sprecata (sia in termine numerico - sia in termine qualitativo).

    La mia idea, sarebbe quella di "recuperare" chi lascia il nuoto (perchè noioso, individuale etc....) attraverso una mirata campagna di marketing sulla pallanuoto.
    2 i vantaggi:
    1° per le società che hanno un numero maggiore di atleti, formati a livello agonistico e con una tecnica natatoria superiore a quelli che vengono dalle scuole nuoto.
    2° per la FIN che mantiene l'atleta tra i propri tesserati.

    Questa idea può essere vincente per due semplici motivi:
    1° Chi ha nuotato per X anni, continua comunque ad amare la piscina.
    2° I nuotatori hanno una capacità di apprendimento più veloce delle tecniche di pallanuoto, perchè hanno basi di nuoto più solide.

    Tutti gli atleti che personalmente mi sono arrivati dal nuoto in età U13 o anche U15, si sono rivelati alla fine ottimi pallanuotisti.

    In termini pratici quello che dovrebbe essere fatto potrebbe essere questo:
    Ogni anno la FIN ha nel proprio database l'elenco dei tesserati; con una semplice query, si potrebbero estrarre gli atleti non più tesserati di anno in anno (quelli che non hanno rinnovato il tesseramento hanno necessariamente smesso l'attività agonistica).
    Una volta prodotto l'elenco, il settore pallanuoto dovrebbe mandare una "lettera", una brochure, un invito a rimanere nella "famiglia" FIN provando la pallanuoto (indicando i riferimenti delle società affiliate in zona).

    Su questa idea si porrebbe parlare per ore, migliorarla e svilupparla, ma è indubbio che sia vincente, visto che tutte le aziende hanno una strategia di mercato per il recupero del cliente.

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  8. (2° Parte)
    Per il secondo punto:

    Il secondo punto è più complesso;, gli interventi da fare sono molteplici e sopratutto necessitano di risorse economiche importanti e per un lungo termine (almeno 4 anni).
    C'è bisogno di un intervento di marketing pesante che vada ad interagire su più punti. Il "prodotto" pallanuoto deve diventare un evento. E come tale deve essere curato in tutte le sue parti. Lo spettatore è ormai abituato alle riprese del calcio. Che sono in HD, con 100 e più telecamere, con inquadrature dei dettagli etc...
    Se guardiamo invece una partita di pallanuoto, sembra una partita di calcio degli anni 90. E' chiaro che il coinvolgimento è nullo.

    Ci nascondiamo dietro al fatto che pallanuoto ha troppe regole e troppe interpretazioni, e il neofita non capisce. Mai il citato Rugby è tanto più semplice? Chi sa cos'è un mark per esempio?

    L'evento diventa noioso e brutto, quando viene presentato male, quando viene ripreso con 2 telecamere, quando c'è una definizione talmente bassa che il pallone diventa quasi un quadrato e quando i telecronisti sono mono-toni etc...

    Io andrei quindi a percorrere 4 strade:

    1° TV: Investimento per almeno 4 anni su una televisione che valorizzi il campionato di A1 (con riprese in un certo modo, telecronisti che coinvolgano lo spettatore etc., ed orari chiari e che non variano giornalmente) e chiaramente limitare le partite trasmesse in televisione alle sole formazioni che diano delle garanzie di impianto in un certo modo (no riprese in piscine con il pallone per esempio)
    2° WEB: Investimento di un sito internet in stile web 2.0. Pagina facebook e di altri social network dedicati con aggiornamenti multimediali. Newsletter agli iscritti e ai tesserati con tutte le notizie principali, e sopratutto aggiornamenti in tempo reale.
    3° STAMPA: Investimento per almeno 4 anni sui principali giornali sportivi con 1 o 2 pagine dedicate.
    4° MARKETING: promuovere i propri nazionali più rappresentativi con campagne pubblicitarie (es. come ha fatto Aicardi con Emporio Armani o la Pellegrini con Enel).

    Anche qui si potrebbe parlare per ore. Ma per ora mi fermo qui.

    Grazie per l'attenzione.
    Fabio Frison

    RispondiElimina
  9. Ciao Fabio, ti ringrazio per l'intervento. Ci conosciamo, ma sarebbe importante per me che ti registrassi, così il tuo commento avrebbe maggiore importanza. perchè non ti registri? Puoi farlo cliccando su "iscriviti alla community".

    RispondiElimina

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